Quale gioia

Un canto con il quale spesso iniziamo la nostra celebrazione eucaristica ci fa ripetere le parole del salmo 122: “Quale gioia, quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore!”. È un invito ad elevare lo sguardo del cuore verso la “casa del Signore”, verso il Cielo dove è misteriosamente raccolta, nella visione beatifica di Dio, la schiera di tutti i Santi che la liturgia ci fa contemplare nella solennità del 1° novembre.

Il mistero della Comunione dei santi illumina in modo particolare questo mese di novembre e l’intera parte finale dell’anno liturgico, orientando la meditazione sul destino terreno dell’uomo alla luce della Pasqua di Cristo. Professiamo questo mistero nel Simbolo degli apostoli, in unione con la fede della Chiesa universale: “Credo . . . la Chiesa cattolica; la comunione dei santi . . . la risurrezione della carne; la vita eterna”.
Questa fede ci permette di cercare, in terra, la mediazione e l’intercessione di tutti i Santi e in primo luogo della santissima Madre di Dio, Maria.

Origini e storia della Solennità di tutti i Santi. Questa festa di speranza, che ci ricorda qual è l’obiettivo della nostra vita, ha radici antiche: nel IV secolo inizia a essere celebrata la commemorazione dei martiri, comuni a diverse Chiese. Le prime tracce di questa celebrazione sono state rinvenute ad Antiochia nella domenica successiva alla Pentecoste e di essa ci parla già San Giovanni Crisostomo. Tra l’VIII e il IX secolo la festa si comincia a diffondere anche in Europa, e a Roma specificamente nel IX: qui sarà Papa Gregorio III (731-741) a scegliere come data il Primo novembre per farla coincidere con la consacrazione di una cappella in San Pietro dedicata alle reliquie “dei Santi apostoli e di tutti i Santi martiri e confessori, e di tutti i giusti resi perfetti che riposano in pace in tutto il mondo”. All’epoca di Carlo Magno questa festa è già largamente conosciuta come occasione in cui la Chiesa, ancora peregrinante e sofferente sulla Terra, guarda al cielo, dove risiedono i suoi fratelli più gloriosi.


Ma “a che serve la nostra lode ai santi, a che il nostro tributo di gloria, a che questa stessa nostra solennità?”. Questa domanda con la quale san Bernardo introduce una sua omelia per il giorno di Tutti i Santi è molto attuale. “I nostri santi – continua il Santo – non hanno bisogno dei nostri onori e nulla viene a loro dal nostro culto. Per parte mia, devo confessare che, quando penso ai santi, mi sento ardere da grandi desideri” (Disc. 2; Opera Omnia Cisterc. 5, 364ss). Ecco dunque il significato centrale della solennità: guardando al luminoso esempio dei santi risvegliare in noi il grande desiderio di essere come loro.
D’altro canto il nostro Sant’Agostino, dopo la sua conversione, nell’intraprendere il cammino verso la santità afferma: «Si isti et istae, cur non ego? (Conf. IX, c. 27). Ossia: «Se questi (i Santi) e queste (le Sante) sono stati capaci di tanto, perché non posso farcela pure io?». Era la frase che il caro don Enzo Rizzo, mio indimenticabile predecessore a S. Agostino, ripeteva sempre ai giovani.

«Lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi in un cammino di santità. Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo. Non ti scoraggiare, perché hai la forza dello Spirito Santo» (Gaudete et Exsultate, 15 Papa Francesco)

In questi giorni di novembre, inoltre, la grande famiglia della Chiesa sperimenta un tempo di grazia, stringendosi in preghiera intorno al Signore ed offrendo il suo Sacrificio redentore in suffragio dei fedeli defunti.
Ci rechiamo alle tombe dei nostri cari, visitiamo il cimitero. Un fiore. Una breve sosta. La foto…i ricordi. Leggiamo quelle date e quei nomi incisi sulle lapidi.
In una sua omelia Papa Benedetto XVI ci insegna: “Ricordare i nomi di questi nostri fratelli nella fede ci rimanda al sacramento del Battesimo, che ha segnato per ciascuno di loro, come per ogni cristiano, l’ingresso nella comunione dei santi. Al termine della vita, la morte ci priva di tutto ciò che è terreno, ma non di quella Grazia e di quel “carattere” sacramentale in forza dei quali siamo stati associati indissolubilmente al mistero pasquale del nostro Signore e Salvatore. Spogliato di tutto, ma rivestito di Cristo: così il battezzato attraversa la soglia della morte e si presenta al cospetto di Dio giusto e misericordioso. Affinché la veste bianca, ricevuta nel Battesimo, sia purificata da ogni scoria e da ogni macchia, la Comunità dei credenti offre il Sacrificio eucaristico e altre preghiere di suffragio per coloro che la morte ha chiamato a passare dal tempo all’eternità. Si tratta di una nobile pratica, quella di pregare per i defunti, che presuppone la fede nella risurrezione dei morti, secondo quanto la Sacra Scrittura e, in modo compiuto, il Vangelo ci hanno rivelato”.
ll 2 Novembre, dunque, la Liturgia ci invita a pregare per tutti i defunti: non solo per quelli che abbiamo conosciuto ed amato, ma per tutti coloro che sono morti e di cui Dio solo conosce la fede. Non è un giorno da vivere nel lutto e nel dolore, ma per noi è un giorno all’insegna della speranza nella vita che non muore. Celebriamo il Mistero pasquale, dove la morte è vinta dalla Vita. Rinnoviamo la fede nella risurrezione e preghiamo per i nostri morti, che un giorno riabbracceremo nella gioia che non avrà più fine. In realtà in ogni celebrazione eucaristica la liturgia ci fa vivere, con le parole “memento, Domine…”, il ricordo dei defunti e ci invita ad elevare la preghiera di suffragio: la Chiesa, che è madre, riunisce i suoi figli in un unico abbraccio e prega per i morti, come per i vivi, perché anch’essi sono vivi nel Signore.
Sono certo che queste due celebrazioni, vissute in un profondo clima di fede e di preghiera, ci aiutino a meglio percepire il mistero della Chiesa nella sua totalità e a riconoscere che la nostra vita deve essere concepita come un pellegrinaggio verso la Gerusalemme celeste, la casa del Signore, la vita eterna, compimento ultimo che dà senso e pienezza al nostro cammino terreno. Possiamo allora cantare con maggiore consapevolezza: “Quale gioia, mi dissero: andremo alla casa del Signore! Ora i piedi, o Gerusalemme, si fermano davanti a te!”.

don Felice Moliterno

APPUNTAMENTI

LUNEDÌ 1 NOVEMBRE | SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI
08.00 | Chiesa di S. Agostino
09.00
| Chiesa di S. Lucia
10.00
| Chiesa del SS. Crocifisso
11.00
| Chiesa di S. Benedetto
18.00
| Chiesa di S. Agostino
19.00
| Chiesa del SS. Crocifisso
MARTEDÌ 2 NOVEMBRE | COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI
07.30 | Chiesa di S. Agostino
10.30
| Cimitero S. Messa presieduta da S.E. Mons. Andrea Bellandi
18.00
| Chiesa di S. Agostino
*Nella Solennità di Tutti i Santi le celebrazioni seguono il planning della Domenica

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